In Giappone, c’è qualcuna ha raccontato la nostra storia.
La scorsa primavera, una ricercatrice di Aoyama Gakuin University, Chelsea Szendi Schieder, si è messa in contatto con noi. Stava raccogliendo frammenti per tracciare una storia visiva della cultura di genere in Europa, fatta di ephemera, libri, appunti – insomma, tutte quelle memorie che sparirebbero se non esistessero gli archivi. Il titolo della mostra è Resisting Oblivion・忘却への抵抗・Resistere all’oblio, al Gender Center Gallery, ad ottobre.
A Schieder, di Orlando, è piaciuto il suo essere “grassrooted”, un bel termine inglese per indicare tutte quelle cose che nascono dal basso, come germogliassero da un prato al pari dei fili d’erba e delle formiche. L’Archivio di storia delle donne non è l’unico, è interpellato anche il Cassero e poi, naturalmente, gli altri centri europei affraternati al nostro per origine e storia.
Il fatto che questa ricercatrice volesse proprio i nostri manifesti, documenti, appunti, consigli, per noi è significato essere viste per davvero: “allora non stiamo proteggendo solo carta destinata a scolorire” ci siamo dette. È un dubbio fisiologico, che la nostra natura transitoria si esseri umani ogni tanto ci fa tornare a galla.
Ed è bello quando arrivano queste rassicurazioni: gli archivi ancora parlano, e chiamano, e desiderano di essere letti. Succede che ogni tanto le loro voci raggiungano l’orecchio giusto, e allora si può rincominciare a raccontare.
Questa mostra presenta tre archivi italiani che lottano per resistere all’oblio di storie troppo spesso cancellate: il Centro di Documentazione Cassero Flavia Madaschi, parte del più ampio Centro Cassero LGBTI+ di Bologna, nato dal principalmente movimenti per i diritti dei gay maschili della fine degli anni ’70 a Bologna l’Archivio di storia delle donne di Bologna (Archivio di storia delle donne di Bologna), formato dal movimento delle donne della fine degli anni ’70 in Italia, l’Archivio delle memorie migranti (Archivio Memorie Migranti), che iniziò come un archivio di storie, racconti e testimonianze raccolte in una scuola nata per insegnare l’italiano a rifugiati e migranti a Roma.
Foto della documentazione della mostra / Hana Yamamoto 2023